martedì 30 aprile 2019

La seconda recensione per "Again" su MetalEyes IYE

da Metaleyes.iyezine.com
Post grunge, rock, leggere distorsioni che si fanno spazio tra suoni desertici ed oscure palpitazioni notturne, sono le caratteristiche principali dei brani che compongono Again, terzo album dei rockers pugliesi A Violet Pine.
Sono passati quattro anni dal precedente lavoro e la band, ora composta da Giuseppe Procida (voce e chitarra), Francesco Yacopo Bizzoca (basso) e Paolo Ormas (batteria e tastiere) torna con un lavoro notturno, strumentale, sempre impossessato da quel demone stoner-gaze che ha sempre contraddistinto la musica del gruppo.
Un album che si inoltra senza paura nel rock dell’ultimo decennio del secolo scorso, immagazzinando influenze ed ispirazioni che vanno oltre i soliti nomi (tanto si ascolta dei seminali The God Machine del capolavoro Scenes From The Second Storey), pur tenendo ben presente nello spartito attimi di rock bagnato dalla pioggia di Seattle.
Un album notturno si diceva, atmosfere plumbee, umide anche se in lontananza il vento del deserto arriva a riscaldare brani come Run Dog Run! o la parte finale di Where Boys Steal Candles.
Again è un album minimale, a suo modo diretto e pervaso da lunghe jam strumentali tramite le quali la mente viaggia tra l’umidità della notte e l’impatto del sole sulla sabbia del deserto: un esperienza uditiva consigliata agli amanti dei suoni post rock e stoner.

giovedì 11 aprile 2019

La prima recensione di "Again" è su Rockit.it

da Rockit

Di notte l’asfalto sfuma le sue tonalità di grigio con quelle del guard-rail, entrambe scurite dal manto nero del cielo. Poche luci penetrano il buio e, quando accade, caravaggesche memorie rivivono dentro scenari contemporanei di cemento, semafori e autogrill; e più che nella prepotenza accecante del giorno, è proprio lì, in quell’oscurità interrotta, che si riescono a distinguere meglio le diverse gradazioni di luce e i loro colori al neon. Lungo questa autostrada notturna sembrano procedere i brani di “Again”, nuovo lavoro dei pugliesi A Violet Pine, che dall’ombra prendono vita, forma e pochi ma vividi colori, e avanzano con passo ebbro attraverso il deserto delle città assopite.
Lo scenario oscuro è costruito attraverso accordi plumbei e post-grunge con distorsioni sabbiose su cui danzano qua e là le sagome delle intense scene strumentali, a volte abbaglianti come stelle comete incandescenti che squarciano il buio (ad esempio in “When Boys Steal Candies”) e altre volte esplosive fonti di nubi tossiche (come in “Run Dog, Run!”).
Novità di questo lavoro, oltre ad una line-up leggermente modificata (che annovera Giuseppe Procida alla voce e alle chitarre, Francesco Bizzoca al basso e Paolo Ormas alla batteria) è l’assenza dei synth di cui i nostri avevano fatto sapiente uso nei primi due album, “Girl” del 2013 e “Turtles” del 2015. La ricerca di un suono maturo e meno plastico li porta a fare un salto all’indietro nel tempo, avventurandosi nel cuore degli anni 90 e rapendone i tappeti di chitarre ostinate e i riff malati su cui la voce, onirica e fumosa, diventa una voce narrante, quasi attrice fuori campo, che striscia alcolica sul terreno ruvido e scabro della sezione strumentale protagonista.
Il primo singolo, nonché title-track del disco, è la sublimazione degli intenti della band ma soprattutto la migliore sintesi, ed è accompagnato da un videoclip che, seppur minimale, riesce a fondere disillusione e rinascita, lotta e passione.
Si può certamente dire che con “Again” gli A Violet Pine si confermano una delle migliori realtà “stoner-gaze” italiche, in grado di guidarci verso desertiche evasioni.