mercoledì 25 settembre 2013

Girl: l'album d'esordio dei Violet Pine

Un progetto tutto italiano del giovane trio poliedrico pugliese

di Ilaria Galiano
10Set2013
    Girl: l'album d'esordio dei Violet Pine
    Talora accade che un album sfugga ad una precisa classificazione, “accorpando” diverse influenze musicali.
    Girl”, con cui hanno esordito i Violet Pine, è uno di questi album, che fa delle mescolanze di generi differenti e della sperimentazione il suo leit motiv.
    Trip hop, grunge, sovrapposizioni elettroniche ed atmosfere new wave, su una tipica base rock, sono infatti gli ingredienti di questa ricetta musicale tutta italiana, per quanto i testi dei brani siano in inglese, nata da un trio di Barletta.
    Beppe Procida (voce, chitarra e synth), Pasquale Ragnatela (basso, piano e seconda voce), e Paolo Ormas (batteria e sequencer) si sono trovati insieme dopo le personali esperienze musicali, creando un sound assolutamente originale, dotato di una propria identità.
    “Girl”, uscito per la Seahorse Recordings, è così assurto a grande contenitore nel quale il trio ha riversato idee e tensioni trasformandole in sonorità che spaziano tra suoni sintetici, chitarre ed atmosfere velate.
    Il risultato? E’ un sottile fil rouge che congiunge la sfera emotiva della band a quella del pubblico, che si lascia coinvolgere, evadendo con la mente.

    Da ascoltare.

    martedì 17 settembre 2013

    OnLine il NON VIDEO di "SLEEP"

    "Sleep" è il secondo singolo estratto da "Girl" - il 1° album di A Violet Pine uscito a Maggio 2013 per la Seahorse Recordings/Audioglobe

    Filmed by
    Ruggiero Scardigno - Massimiliano Dicorato


    lunedì 9 settembre 2013

    Intervista su Sport Vicenza

    Intervista con A Violet Pine da Sport Vicenza

    A Violet Pine sono Beppe Procida (voce, chitarra, synth), Paolo Ormas (Batteria, sequencer) e Pasquale Ragnatela (basso, piano, seconda voce). Da poco è uscito il loro album “Girl”… ed ecco l’intervista gentilmente rilasciata…

    Come si sono formati gli A Violet Pine?
    A Violet Pine e' partito come un progetto solista del sottoscritto (Giuseppe Procida – voce e chitarra) ma poi si e' sviluppato ed e' cresciuto con l’ingresso in formazione di Paolo Ormas alla batteria e sequenze e Pasquale Ragnatela al basso, cori e pianoforte.

    Con quale criterio avete scelto le canzoni da inserire nel vostro primo album?
    Abbiamo prodotto decine di canzoni prima di selezionare le dieci tracce presenti nel disco. Le abbiamo scelte secondo criteri che seguono la coerenza sonora, il mood che le accomunava e la loro fluidità nell’ascolto.

    Ci sono state delle canzoni rimaste nel cassetto?
    Si, decine di pezzi, di idee, di testi. Magari qualcuna la includeremo in un prossimo lavoro o pubblicheremo un disco di b-side

    Quando scrivete le vostre canzoni vi piace prender ispirazione anche dal cinema, dalla letteratura e dall’arte in genere?
    Sinceramente in fase compositiva il catalizzatore è il ritmo, il nostro sound e le idee comuni che potrebbero funzionare e creano un entusiasmo generale tra noi tre. Siamo amanti di tutte le forme di arte, dal cinema all'arte visiva, dalla letteratura al teatro, ma quando entriamo in sala prove il nostro cuore batte solo per la musica.

    Cosa vi piace e cosa meno, dell’attuale panorama canoro?
    La cosa che generalmente apprezziamo e' che la musica non si ferma mai, in qualsiasi forma o genere essa venga prodotta. Ultimamente si stanno aprendo strade fortunate per persone davvero talentuose ed e' giusto che artisti qualitativamente validi vengano premiati in tal modo.
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    Quando si scrive un pezzo è importante cercare di farlo utilizzando colori diversi rispetto ad altri artisti?
    Dipende da quali artisti. Se la domanda fa riferimento ad artisti con cui si e' cresciuti e che hanno influenzato il percorso musicale personale di ognuno, direi che quell'influenza e' quasi impossibile da estirpare, se invece vogliamo riferirci ad altri che contemporaneamente a noi, fanno musica, direi che non ha importanza. Ognuno e' libero di esprimersi come meglio crede, anche se il risultato presenta punti in comune con altri gruppi.

    Quanto conta per voi l’aspetto live del vostro lavoro?
    Il live e' molto importante per il nostro progetto. ci consente di approcciarci in un modo più convenzionale ai nostri pezzi proponendoli quindi in una chiave più rock.

    Credete ci sia una sorta di continuità tra band di ieri e gruppi di oggi?
    I gruppi del passato hanno reso possibile l'apertura di nuove strade musicali, la loro musica o la loro influenza sarà sempre viva e quindi presente.

    Poesia e musica. Quali trovate siano i punti di contatto?
    Sono arti che convivono benissimo, anche se i tempi, i linguaggi ed i modi di esprimersi cambiano.

    Cosa vi piace particolarmente del linguaggio musicale?
    Il linguaggio musicale è un linguaggio universale ed è splendido perchè non ha limiti.

    In genere, quando scrivete un testo, guardate al passato, al presente o al futuro?
    I testi presenti nell'album parlano per lo più al presente, di situazioni, sensazioni ed episodi che i protagonisti immaginari provano.
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    Quali sono i vostri artisti preferiti?
    I nostri artisti preferiti sono tanti; Cure, Massive Attack, Radiohead, Motorpsycho solo per citarne alcuni. Poi ognuno di noi ha delle preferenze; ad esempio Pasquale è un amante della musica classica, Paolo della psichedelia degli anni settanta.

    Secondo voi, in Italia, ci sono molti giovani sottovalutati?
    In Italia c'è un fermento musicale raro. Ci sono tantissimi artisti validi, con idee originali, che non hanno paura di osare e sperimentare. Non sono secondo noi sottovalutati, ma non hanno sufficientemente spazio per esprimersi.

    Qual è il vostro rapporto con la tecnologia applicata alla musica?
    In questo disco abbiamo provato ad inserire sintetizzatori e batterie elettroniche, esperienza che mancava nel nostro bagaglio e, fortunatamente, siamo soddisfatti del risultato. La tecnologia indubbiamente ha facilitato in maniera esponenziale la possibilità di produzione musicale, ma non bisogna mai dimenticare i legni...

    Per chiudere, c’è qualcuno che vi va di ringraziare per la riuscita di questo vostro album?
    Vogliamo ringraziare innanzitutto Voi per l'intervista e l'attenzione posta al nostro lavoro. Un grazie immenso va a Ruggiero Scardigno e Massimiliano Dicorato per aver realizzato il videoclip ufficiale del singolo “Girl” e il booklet del disco. Ancora, ci teniamo a ringraziare Paolo Messere della Seahorse Recordings per aver creduto nella nostra musica, Beppe Massara per aver realizzato il mastering, Luca Ormas per le consulenze audio.

    Per ulteriori info:
    http://avioletpine.blogspot.it/

    www.lunatik.it

    Intervista su Le Idi di Marzo

    da Leididimarzo

    Intervista/ A Violet Pine: “La musica per noi è una passione, non un mezzo di sostentamento. Per questo perseveriamo nella cura di pezzi nostri e non ci dedichiamo alle cover”

    A VIOLET PINE, un trio che mescola post-rocktrip-hop ed elettronica con un sottofondo dalle velate atmosfere new wave. Un magma elettrico ed emotivo per un sound dotato di una propria definita identità che sfugge da ogni possibile categorizzazione. Hanno da poco presentato “Girl” e questa è la nostra intervista. Buona lettura!
    “A Violet Pine”,  nati da un’idea di Beppe Procida e  al quale si sono uniti ben presto Paolo Ormas e Pasquale Ragnatela. Un trio che ripercorre il sound della new wave, strizzando l’occhio al trip-hop e al post-rock. Quali sono le vostre esperienze artistiche precedenti e come questa gavetta ha influenzato il progetto “A Violet Pine”? 
    “Abbiamo tutti e tre diverse esperienze musicali alle spalle con altri vari gruppi. Paolo suonava negli Orient Express, band devota all’ambiente stoner e shoegaze, Pasquale era il cantante ed il bassista di un gruppo grunge ed io suonavo post-rock. Nel progetto A Violet Pine abbiamo creato una sorta di comnistione di generi, aggiungendo una sfumatura, per tutti e tre nuova, che è l’elettronica”.
    Il vostro esordio discografico “Girl” è frutto di un lavoro accurato, di ricerca sonora e racconto paradossale di un futuro possibile. Le sonorità cupe, intervallate dall’uso sistematico del sintetizzatore come mezzo per un distacco dalla realtà,  rimandano  l’ascoltatore a visioni alienanti. Ecco, cosa volete raccontare veramente con questo album? Ci sono dei riferimenti artistici che hanno influenzato l’elaborazione (letterari, cinematografici, etc)?
    “L’album non ha uno scopo di raccontare qualcosa di preciso. Le interpretazione che gli si possono attribuire sono del tutto personali da parte dell’ascoltatore. Ad essere sinceri è stata una sorta di prova, di sperimentazione personale da parte nostra. I pezzi sono unicamente frutto dei nostri gusti musicali comuni, senza un significato o uno scopo ben preciso. Semplicemente ci piacevano in fase di composizione”.
    Di difficile catalogazione, il vostro lavoro riesce a ricreare atmosfere degne di un fantasy giapponese in cui c’è uno scontro finale tra uomo-macchina. Ma fondamentalmente siete un gruppo rock di formazione classica (chitarra, basso, batteria): quanto vi ha aiutato l’elettronica nel vostro intento? Oggi, “l’ascoltatore medio” alla parola “elettronica” sembra capire unicamente “dubstep”: qual è lo stato di salute dell’elettronica? Voi, dentro e  fuori dall’Italia, chi ascoltate?
    “Forse bisognerebbe guardare l’elettronica come un elemento ormai alleato nella vita quotidiana, in questo caso della musica, e non un mezzo con cui scontrarsi. Come già detto, per noi inserire sintetizzatori e batterie elettroniche è stata una sorta di prova che fortunatamente ci è piaciuta. Ci sono molti artisti molto migliori di noi nell’uso dell’elettronica in musica anche in Italia. Gli artisti che ascoltiamo, affini all’elettronica sono ben pochi, Massive AttackRadioheadMoby, solo per citarne alcuni”.
    La copertina del vostro album è davvero molto evocativa, quasi cinematografica: vi è rappresentato un uomo seduto su una sedia, quasi abbandonato a se stesso e con un orologio nella mano destra.  Ci sono tutti i segni di una disfatta, alienazione e solitudine morale. Cosa volete raccontare con questa copertina, chi ha realizzato le fotografie presenti nel libretto allegato al cd?
    “In realtà la copertina, da noi è stata interpretata come un uomo che aspetta pazientemente che ciò che desidera arrivi. Qualcosa di bello, qualcosa che lo faccia stare bene. Le fotografie sono state realizzate da due amici molto validi che sono Ruggiero Scardigno e Massimiliano Dicorato, i quali hanno anche realizzato il video del singolo”.
    Lavorate su materiale inedito e questo, soprattutto in Italia, denota non poco coraggio: spesso le band optano per la via delle cover a vita e vengono preferite, dai gestori di locali, ai gruppi che invece tentano di dar vita a qualcosa di proprio. 
    “La musica per noi è una passione, un mezzo per tirar fuori ciò che sentiamo ed esprimerci, e non un mezzo di sostentamento. Per questo perseveriamo nella cura di pezzi nostri e non ci dedichiamo alle cover. Se arriva un concerto, ben venga”.
    Forse è ancora presto per parlarne: siete già al lavoro su qualcosa di nuovo? Pensate di discostarvi dall’elettronica per il vostro prossimo capitolo musicale?
    “Su quest’ultima domanda ci teniamo un attimino in riserva :) Grazie per l’intervista e per la vostra attenzione al nostro lavoro. Buon lavoro”.