lunedì 2 novembre 2015

La recensione di Indiepercui. "Tra new wave rock anni ’80, ricordando la fragilità di Ian Curtis, i nostri confezionano un gran disco".

Continua la ricerca e l’attenzione sonora degli A Violet Pine, capaci di infondere potenza ruvida ed essenziale, calibrata da un’elettronica di contrasto e incisa per relegare l’inutile al fondo e contrarsi sull’essenzialità in primo piano.
La copertina è una meraviglia visiva, incisiva, con pochi elementi e riconoscibilissima; una cover che racchiude il senso del disco, un cavallo che traina un uomo lungo il mare, il nome del disco tartarughe e quella natura dominante in grado di percepire le difficoltà ed essere lei stessa timoniere del tempo, tra passato e futuro, senza mai fermarsi in questo presente discostante e perennemente fuori moda.
Fuori moda dell’intelletto, le nostre sono solo congetture, sono solo pensieri che aprono le danze come se tutto fosse un gioco The Game per finire con una parola, una domanda, Why?; il perché è dentro di noi, perché accada tutto questo, perché non riusciamo a relegare l’oscurità ad un altro pianeta lontano e non facciamo dello splendore della luce una nuova ancora per vivere ancora?

Tra new wave rock anni ’80, ricordando la fragilità di Ian Curtis, i nostri confezionano un gran disco, sia dal punto di vista estetico, sia dal punto di vista musicale e di contenuti: l’acqua sostanza vitale accompagna e in fondo, solo in fondo un orizzonte da riscoprire.
http://indiepercui.altervista.org/a-violet-pine-turtles-t-…/

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