mercoledì 9 marzo 2016

Nuova intervista su Urbanweek

Best New: A Violet Pine


Gli A Violet Pine, band composta da Giuseppe Procida, Luca Ormas e Paolo Ormas, mescolano post-rock, trip-hop ed elettronica su un sottofondo che richiama atmosfere new wave. In questa intervista ci raccontano del loro ultimo album, Turtles , e del loro personale modo di guardare alla musica. Buona lettura!
A due anni di distanza da Girl, nel settembre 2015 è uscito il vostro ultimo lavoro, Turtles: cosa c’è di nuovo e cosa, invece, è rimasto simile rispetto al passato?
Di nuovo c’è sicuramente una maggiore consapevolezza della band soprattutto dal vivo. Abbiamo cercato di portare l’esperienza dei concerti in studio, molto importante è stato l’apporto del nostro produttore Beppe “Deckard “ Massara della T.a.Rock Records. Ne siamo felici perché Turtles ci rappresenta al 100%.
Quali personali esperienze musicali si fondono nei A Violet Pine?
Tante sono le esperienze che confluiscono nel progetto  perché pur essendo nati solo nel 2010 come band ci conosciamo da parecchio tempo anche se suonavamo in band diverse. Un punto in comune è l’approccio per tutto ciò che sia “emozionale” che si chiami new wave, shoegaze o post rock che sono solo alcune delle nostre passioni musicali.
Di cosa parlano le vostre nuove tracce? Ci sono tematiche a cui siete affezionati o tutto dipende dall’ispirazione del momento?
Ci piace confrontarci con il quotidiano e difficilmente ce ne discostiamo. A volte i testi sono vere e proprie storie con personaggi un po’ sopra le righe. Altre volte si tratta di esperienze personali che ci sono capitate o sensazioni vissute; non siamo molto a nostro agio nel parlare di politica o tematiche sociali. Non lo escludiamo per futuri brani.
Da un punto di vista prettamente musicale, anche se le etichette sono sempre fastidiose, come definireste le vostre sonorità? E quali sono gli ascolti che hanno influenzato il vostro percorso artistico?
Come abbiamo accennato siamo molto legati ad un certo filone anni ’90; la scena di Seattle, il primo post-rock, il trip-hop & il periodo più “chitarroso” dei Cure. Ultimamente stiamo scoprendo molte affinità con la scena dark-gothic e tutto ciò che è legato a certe tematiche oscure.
Come valutate la scena musicale italiana e in che modo la vostra esperienza si inserisce all’interno di essa?
Siamo un po’ fuori da quei circuiti cosiddetti “indie” o ufficiali, forse perché la nostra proposta non è molto alla moda e non scriviamo canzoni in italiano. Tuttavia non possiamo che essere felici se alcuni nomi come il Teatro degli Orrori o altre band “rumorose” stiano riscuotendo un discreto successo. Il problema rimane quello della sovraproposta rispetto a quelli che sono gli spazi. Dal nostro punto di vista è fondamentale trovare la propria nicchia e delle orecchie che siano avvezze a certe sonorità meno convenzionali.
Dove potremo sentirvi live?
Stiamo portando un po’ giro Turtles, le prossime tre tappe sono a Taranto -sabato 27 febbraio al Gabba Gabba Rock club, poi ci spostiamo in Lombardia a Marzo per la doppietta venerdì 4 al pub Impronta Birraia di Milano e il giorno successivo sabato 5 marzo a Cassano D’Adda presso l’associazione ESCO. I live successivi arriveranno con la primavera.

A cura di Laura De Angelis

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